venerdì 4 gennaio 2013

Fidia e Atena: le immagini di una dea

Leo von Klenze (Schleden, 1784-1864), L'Acropoli di Atene, Monaco, Neue Pinakothek, 1846, tela, 102,8 x 147,7. Alla base di questa suggestiva ricostruzione dell'acropoli ateniese è la missione diplomatica compiuta nel 1834 da Leo von Klenze nella capitale greca. Il re della Grecia era in quel periodo Otto, figlio di Ludwig I. Durante la sua permanenza l'architetto e pittore von Klenze studiò con grande interesse i monumenti antichi, svolgendo approfondite analisi ed accurate misurazioni, impegnandosi al tempo stesso nella tutela delle antichità. Si notano i Propilei, costruiti in stile ionico su progetto di Mnesicle nel 437 a.C.; il grandioso Partenone, espressione più alta e perfetta di tempio greco, realizzato su volontà di Pericle su progetto degli architetti Ictino e Callicrate sotto la supervisione di Fidia; oltrepassati i propilei si aveva l'incontro con la monumentale scultura raffigurante Atena Promachos (letteralmente Atena che combatte in prima linea), concepita per incutere terrore ai nemici di Atene e per ricordare in qualche modo la profanazione operata dai persiani ai danni dell'acropoli nel 480-479 a.C.
La scultura ritrovata dallo svizzero Carlo Weber a Pompei, nella Villa dei Papiri, può solo dare una vaga idea della statua di Fidia: la divinità è colta mentre arresta il suo avanzare impetuoso per scagliare la lancia; il braccio sinistro disteso al fine di aiutarla a prendere meglio la mira (qualcosa di molto simile si trova anche nel bronzeo Dio di Capo Artemisio); il capo protetto da un tipico elmo attico ornato da grifi. Ma è all'interno del Partenone che si conservava la statua più grande, alta circa 12 metri, realizzata in legno d'ulivo e rivestita interamente d'oro e d'avorio (da qui detta crisoelefantina, cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Criselefantino )
La grande statua, inaugurata nel 438 in occasione delle feste Panatenaiche, è ricordata da molti visitatori antichi tra i quali Pausania. La dea è interpretata come una vergine guerriera, simbolo di giovinezza e di forza animate dalla saggezza. Le copie romane pervenuteci (come quella detta del Varvakion conservata al Museo archoelogico di Atene), in marmo, mostrano la dea in posizione stante, rigida, solenne. Splendidi dovevano risultare i particolari, come la testa di Medusa scolpita sullo scudo (si veda la cosiddetta Medusa Rondanini, copia romana di età imperiale da quella di Fidia, oggi al Gipsoteca di Monaco di Baviera).
Per i coloni che da Atene si trasferirono a Lemnos, nell'Egeo, Fidia dedicò alla dea un'altra statua, detta Atena Lemnia. Anche questa è andata perduta, ma se ne conservano diverse copie parziali e una ricostruzione moderna che consente di fornirci un'idea del suo aspetto originario. Quest'ultima versione venne ammirata dagli antichi per l'armonia del viso e per il carattere virginale della figura, così distante dal consueto aspetto bellicoso.

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