(Da Observations sur l’architecture par M. l’Abbé Laugier, des Académies d’Angers, de Marseille & de Lyon, A la Haye, et se trouve à Paris chez Desaint, Libraire, rue Saint Jean de Bauvais, 1765, p. 241)
Il teorico Laugier scrive nell’Età dei Lumi, in un’epoca in cui si intendono promuovere la morale e l’utile collettivo (il bene pubblico), e pertanto la piramide viene duramente criticata in quanto tomba di un unico sovrano. Anche la voce Pyramide contenuta nell’Encyclopédie (curata da Jaucourt), nota che l’edificio “quantunque si tratti di una prodigiosa opera d’architettura, essa è la più inutile che gli uomini abbiano mai realizzato!”. Negli stessi anni, tuttavia, il fascino per le rovine antiche conduce diversi artisti a considerare la piramide una immensa vanitas, quasi fosse una sorta di allegoria del destino umano suggerita dall’architettura. E così ritorna più volte a stimolare la fantasia di architetti, pittori e decoratori. Creata per essere la “casa di un morto”, la piramide diviene luogo di passaggio nella tomba progettata da Antonio Canova per l’arciduchessa Maria Cristina d’Austria nella Chiesa degli Agostiniani di Vienna (1798), come raccogliendo le osservazioni fatte da Laugier: “la pyramide assise par la base sur la terre, & se terminant en pointe vers le Ciel, exprimoit en quelque sorte le transport de l’ame vers les régions éthérées par sa séparation d’avec le corps.”
Un importante architetto francese del secondo Settecento,
Etienne-Louis Boullée, restò
particolarmente affascinato dalle piramidi tanto da esaltarle sia col disegno
che con la scrittura, definendole forme “veramente caratteristiche in quanto
presentano l’immagine triste dei monti aridi e della immutabilità”.
I suoi pensieri hanno segnato a lungo la
generazione degli architetti sia della Rivoluzione francese che dell’Impero.Per fare un esempio, François-Léonard Fontaine progettò per il Gran Prix del 1785
una immensa necropoli sovrastata da una piramide a base circolare a ricordo
forse dei tumuli antichi, coronata dal Carro
del Destino, il tutto rischiarato da un cielo elettrizzato dal temporale a
sinistra e dal sole a destra.
Boullée possedeva una ricca biblioteca in cui
trovavano posto opere dell’erudito seicentesco Atanasius Kircher sulla torre di
Babele e gli Ziqqurat di Ninive, così come i testi di Roberston sull’America
precolombiana. [Qui alcune immagini di
piramidi da incisioni del ‘500 e del ‘600: Maarten
Heemskerck dalla serie delle Sette
Meraviglie, del 1572 – Piramidi egiziane, di artista anonimo, XVI secolo e,
a destra, immagine tratta da Sphinx Mystagoga
di Athanasius Kircher del 1676]
La sua lettura si basa sull’idea di una
antichità primitiva da cui derivare caratteri comuni a tutte le civiltà. I suoi
progetti assumono la dignità di opere d’arte mediante un attento controllo del
segno grafico e degli effetti di luce. La ricerca del “sublime” si attua
attraverso il disegno, in cui la mole dei monumenti domina la natura o si fonde
con essa. Le sue “tombe di tipo egizio” sono una esaltazione del colossale: “un
monumento colossale deve eccitare la nostra ammirazione”, scrive. Al tempo
della Rivoluzione la piramide si trasforma in una specie di lavagna su cui
scrivere al fine di “trasmettere alla posterità”. Ne è un esempio l’incisione raffigurante La
Philosophie et le Patriotisme vainqueurs des préjugés: dédié à la nation,
présenté à l'Assemblée nationale [estampe dessiné par Maréchal, 1790; gravé par Picquenot].
Si deve ricordare che in molti disegni, progetti e incisioni, si trova una certa ambiguità fra piramide e obelisco. In effetti secondo l’Encyclopédie l’obelisco si può intendere anche come una variante di piramide “molto stretta in basso”. In tal senso va interpretato il progetto di Pierre François Palloy di innalzare un momumento sul luogo della Bastiglia con le pietre stesse recuperate da quell’edificio, un progetto che reca il motto Legis martiribus : dedié aux représentans de la nation : envoyé aux départemens, districts, cantons, sections, et colonies de l'empire français, ce projet de la piramide à elevér avec des pierres de la Bastille sur le lieu même ou fideles à leur serment fédératif, sont morts martyrs de la loi, les courageux volontaires du département de la Meurthe.
La più antica piramide nella penisola italiana
ancora esistente, quella di Caio Cestio, a Roma, è stata ritratta da numerosi
artisti e ammirata dai viaggiatori (qui a titolo di esempio, una tela del piacentino Giovanni Paolo Pannini (1691-1765)
Il fatto di trovarsi nei pressi del
cimitero protestante dà ragione del grande successo riscosso dalla piramide,
meta di “passeggiate malinconiche e dolenti” (Jean-Pierre Mouilleseaux), ben
evocate in una tela del pittore Jacques Sablet dal titolo Elegia romana ( 1791).
Nella Francia dell'età della Rivoluzione, la
piramide da monumento ai martiri e ai caduti è destinata a diventare uno degli elementi dell’architettura
funeraria civile. Alexandre-Théodore Brongniart propone la sistemazione del
cimitero Le Père-Lachaise inserendovi una grande piramide come a dominare la
città dei morti e, al tempo stesso, dà forma e segno visibile alla metropoli
dei vivi. (1810 circa, penna e
acquerello, cm 39,5 x 50, Musée Carnavalet - Histoire de Paris). Par arrêté du 21 ventôse an IX
(12 mars 1801), le préfet de la Seine ordonna que trois enclos de cimetière
seraient établis hors de la ville de Paris. L’interdiction d’inhumer dans
les églises fut renouvelée en 1804. La même année, la Ville acquit l’ancienne
maison de campagne des jésuites, connue sous le nom du Père de La Chaise, le
confesseur de Louis XIV, pour y établir un des cimetières prévus. L’architecte
Brongniart, chargé de sa réalisation, donna un projet de cimetière-jardin doté
de fabriques qui ne fut que partiellement réalisé. Réputé pour la beauté de son
environnement, le cimetière de l’Est ou
du Père-Lachaise passa de 17 hectares à l’origine à 44 hectares en 1850.
Nel secondo decennio del Cinquecento, Raffaello
eresse la tomba di Agostino Chigi (Roma, Chiesa di Santa Maria del Popolo) in
forma piramidale, riallacciando autorevolmente
l’antica tradizione alla storia dell’arte moderna.
Nel 1780 a Maupertuis, Alexandre-Théodore Brongniart
(1739-1813), allievo di Boullée e di Blondel, si unisce al progettista di
giardini Thomas Blaikie, scozzese , per studiare un “Elysée” per Anne-Pierre , marchese di
Montesquiou-Fézensac, e insieme un cenotafio all’Ammiraglio Gaspard de Coligny,
martire protestante che perse la vita nel 1572 durante il massacro di San
Bartolomeo. L’artista francese Claude-Louis Chatelet nel
1785 dipinge la Veduta del parco e del
castello di Maupertuis (olio su tela, cm 115 x 88) ponendo in primo piano
la relativa piramide. Blache M.G. Linden, The French cult of Ancestors and the birth
of Père Lachaise in Silent city on a
hill. Picturesque landscape of memory and Boston’s Mount Auburn Cemetery, 2007, p. 61.
Intorno agli stessi anni è Hubert Robert
(1733-1808), parimenti francese, a dipingere la stessa piramide da un’altra
angolazione, immergendola in un’atmosfera più evocativa e archeologizzante. Il
verde cupo degli alberi incornicia la struttura costruita volutamente “in
rovina” come fosse davvero antica. (© Bayerische Staatsgemäldesammlungen Munich, photo:
Nicole Wilhelms).
Che il tema della piramide affascinasse da tempo Hubert Robert lo
dimostrano alcune tele dove il pittore, pur non essendo mai stato in Egitto, si
sforza di immaginare le colossali strutture di Giza nel loro contesto
originario, apportando anche elementi ad esse estranei (come nel caso di Fantaisie
Egyptienne, del 1760, opera comparsa nel 1999 in asta presso Christie’s,
riprodotta qui a destra)
Dopo la Rivoluzione la piramide viene letta anche
come rifugio durante le difficoltà di un popolo, e in altri casi come
espressione dell’amonia sociale e della stabilità politica ripristinate (o
meglio, “restaurate” ) dopo il 1814. Il progetto di monumento riparatorio a
Luigi XVI in Place de la Concorde (a Parigi) o il monumento ai monarchi sul
Pincio (a Roma).
L’architetto
olandese Abraham van der Hart (Amsterdam, 1727 – 1820) partecipò al concorso
per la realizzazione di un monumento in onore a Napoleone sul Moncenisio. Egli non fu comunque il solo architetto che
propose una struttura piramidale, come dimostra il progetto di Giannantonio
Selva, ma di certo il più singolare, per aver innestato un peristilio di gusto
greco-romano al centro di uno dei lati della struttura, struttura che vede
all’interno l’impiego di archi gotici. (fig. A pianta e spaccato dell'interno; fig. B, l'esterno)
Già tomba dei faraoni, la piramide torna ad
esserlo anche dei sovrani europei.
Nell’architettura
contemporanea la piramide non cessa di fornire ispirazione, sia sotto il profilo simbolico che formale. Dalla Transamerica Pyramid di San Francisco, dell’architetto
William Pereira (alla cui realizzazione nel 1972 occorsero 32.000.000 dollari, figura A),
si passa alla Pyramide du Louvre la
quale, commissionata da Fraçois Mitterand nel 1984 all’architetto giapponese
I.M. Pei, venne terminata nel 1989 (figura B).
Altri esempi dell'impiego della piramide
(fig. A)
Alta 20,6 metri e formata da una base
quadrata di 35 metri di lato, è realizzata da una struttura metallica che
unisce tra loro ben 603 rombi di vetro, ed assolve alla funzione di accesso al
Musée du Louvre per migliaia di visitatori. Qui si riporta anche uno schema che
mette in confronto le altezze delle più importanti strutture piramidali
esistenti. (fig. C)
La più
recente pare essere quella, della Peace Pyramid, progettata da Norman Foster in
Kazakhistan e terminata nel 2006. Lo scopo di questo edificio è quello di
ospitare il triennale incontro dei leaders delle varie religioni, ponendosi al
contempo come esempio del progresso di quel Paese.
fig. 1- Mirabeau
sur son lit de mort, s'occupe dans ses derniers moments du bonheur de ses
concitoyens, : la France qui le soutient déplore la perte de ce grand homme. La
pyramide symbole de l'immortalité sur laquelle est
attaché un médaillon, où doit être posé son portrait, la liberté s'empresse de
receuillir ses oeuvres qu'elle dépose sur l'autel de la patrie : dans le fond
le temple des grands hommes ; et la constitution elevée sur une colonne.
fig.2- Chiaramente ispirata alla tomba di Agostino Chigi di Raffaello ma interpretandola secondo policromie barocche, è il monumento funebre di Catharina Opalinska, moglie di Stanislav Leszczynsky, Granduca di Lorena, opera Nicolas Sébastien Adam (Nancy, 1705-1778) eretta nella chiesa di Notre-Dame-de-Bon-Secours a Nancy nel 1749). Si tratta di una delle più commoventi e significative opere funerarie del XVIII secolo in Francia.
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