domenica 6 ottobre 2013

Oltre gli antichi Egizi: il fascino della piramide nell'arte moderna e contemporanea.

“…la pyramide assise par la base sur la terre, & se terminant en pointe vers le Ciel, exprimoit en quelque sorte le transport de l’ame vers les régions éthérées par sa séparation d’avec le corps. Les hommes puissants crurent laisser après eux une très-grande idée d’eux-mêes en étendant prodigieusement la masse des monumens destinés à leur sépulture. De-là ces fameuses pyramides d’Egypte qui subsistent encore & qui depuis tant de siécles étonnent l’Univers, & dont la masse supérieure à tout ce qui a été fait de main d’homme, présente un terrible amas de matériaux puérilement prodigué à satisfaire un orgueil outré. Ce sont des montagnes de marbre pour couvrir un corps  à qui ne faut que six pieds de terrein.” 
(Da Observations sur l’architecture par M. l’Abbé Laugier, des Académies d’Angers, de Marseille & de Lyon, A la Haye, et se trouve à Paris chez Desaint, Libraire, rue Saint Jean de Bauvais, 1765, p. 241)

Il teorico Laugier scrive nell’Età dei Lumi, in un’epoca in cui si intendono promuovere la morale e l’utile collettivo (il bene pubblico), e pertanto la piramide viene duramente criticata in quanto tomba di un unico sovrano. Anche la voce Pyramide contenuta nell’Encyclopédie (curata da Jaucourt), nota che l’edificio “quantunque si tratti di una prodigiosa opera d’architettura, essa è la più inutile che gli uomini abbiano mai realizzato!”. Negli stessi anni, tuttavia, il fascino per le rovine antiche conduce diversi artisti a considerare la piramide una immensa vanitas, quasi fosse una sorta di allegoria del destino umano suggerita dall’architettura. E così ritorna più volte a stimolare la fantasia di architetti, pittori e decoratori. Creata per essere la “casa di un morto”, la piramide diviene luogo di passaggio nella tomba progettata da Antonio Canova per l’arciduchessa Maria Cristina d’Austria nella Chiesa degli Agostiniani di Vienna (1798), come raccogliendo le osservazioni fatte da Laugier: “la pyramide assise par la base sur la terre, & se terminant en pointe vers le Ciel, exprimoit en quelque sorte le transport de l’ame vers les régions éthérées par sa séparation d’avec le corps.”
  
Un importante architetto francese del secondo Settecento, Etienne-Louis Boullée,  restò particolarmente affascinato dalle piramidi tanto da esaltarle sia col disegno che con la scrittura, definendole forme “veramente caratteristiche in quanto presentano l’immagine triste dei monti aridi e della immutabilità”.  




I suoi pensieri hanno segnato a lungo la generazione degli architetti sia della Rivoluzione francese che dell’Impero.Per fare un esempio, François-Léonard Fontaine progettò per il Gran Prix del 1785 una immensa necropoli sovrastata da una piramide a base circolare a ricordo forse dei tumuli antichi, coronata dal Carro del Destino, il tutto rischiarato da un cielo elettrizzato dal temporale a sinistra e dal sole a destra. 

Boullée possedeva una ricca biblioteca in cui trovavano posto opere dell’erudito seicentesco Atanasius Kircher sulla torre di Babele e gli Ziqqurat di Ninive, così come i testi di Roberston sull’America precolombiana.  [Qui alcune immagini di piramidi da incisioni del ‘500 e del ‘600: Maarten Heemskerck dalla serie delle Sette Meraviglie, del 1572 – Piramidi egiziane, di artista anonimo, XVI secolo e, a destra, immagine tratta da Sphinx Mystagoga di Athanasius Kircher del 1676] 



La sua lettura si basa sull’idea di una antichità primitiva da cui derivare caratteri comuni a tutte le civiltà. I suoi progetti assumono la dignità di opere d’arte mediante un attento controllo del segno grafico e degli effetti di luce. La ricerca del “sublime” si attua attraverso il disegno, in cui la mole dei monumenti domina la natura o si fonde con essa. Le sue “tombe di tipo egizio” sono una esaltazione del colossale: “un monumento colossale deve eccitare la nostra ammirazione”, scrive. Al tempo della Rivoluzione la piramide si trasforma in una specie di lavagna su cui scrivere al fine di “trasmettere alla posterità”. Ne è un esempio l’incisione raffigurante La Philosophie et le Patriotisme vainqueurs des préjugés: dédié à la nation, présenté à l'Assemblée nationale [estampe dessiné par Maréchal, 1790; gravé par Picquenot]. 


 Si deve ricordare che in molti disegni, progetti e incisioni, si trova una certa ambiguità fra piramide e obelisco. In effetti secondo l’Encyclopédie l’obelisco si può intendere anche come una variante di piramide “molto stretta in basso”. In tal senso va interpretato il progetto di Pierre François Palloy di innalzare un momumento sul luogo della Bastiglia con le pietre stesse recuperate da quell’edificio, un progetto che reca il motto Legis martiribus : dedié aux représentans de la nation : envoyé aux départemens, districts, cantons, sections, et colonies de l'empire français, ce projet de la piramide à elevér avec des pierres de la Bastille sur le lieu même ou fideles à leur serment fédératif, sont morts martyrs de la loi, les courageux volontaires du département de la Meurthe. 


Il monumento ha piuttosto l’aria di un cimitero, cui contribuisce l’immagine fredda e lunare. Su questa scia rivoluzionaria si pone il grande pittore Jacques-Louis David, che propone di erigere a Lille e a Thionville, città che avevano resistito agli austriaci, “un grande monumento, o una piramide o un obelisco in granito francese”.  Urbanisti parigini propongono di disseminare la capitale di piramidi che portino incisa l’evocazione di fondamentali avvenimenti storici. Monumenti per martiri, per caduti. Ma soprattutto monumento civile ed edificio pubblico, la piramide funebre è destinata a diventare uno degli elementi dell’architettura funeraria civile.      Questi progetti non vennero realizzati, ma negli stessi anni in Germania, precisamente a Karlsruhe, Friedric Weinbrenner concepì  la Piazza del mercato con, al centro, una piramide che ricorda il fondatore della città, il Margravio Karl-Wilhelm.   



La più antica piramide nella penisola italiana ancora esistente, quella di Caio Cestio, a Roma, è stata ritratta da numerosi artisti e ammirata dai viaggiatori (qui a titolo di esempio, una tela del piacentino Giovanni Paolo Pannini (1691-1765)
Il fatto di trovarsi nei pressi del cimitero protestante dà ragione del grande successo riscosso dalla piramide, meta di “passeggiate malinconiche e dolenti” (Jean-Pierre Mouilleseaux), ben evocate in una tela del pittore Jacques Sablet dal titolo Elegia romana (Élégie romaine, huile sur toile, Musée des Beaux-Arts de Brest 1791). 

Nella Francia dell'età della Rivoluzione, la piramide da monumento ai martiri e ai caduti è destinata a diventare  uno degli elementi dell’architettura funeraria civile. Alexandre-Théodore Brongniart propone la sistemazione del cimitero Le Père-Lachaise inserendovi una grande piramide come a dominare la città dei morti e, al tempo stesso, dà forma e segno visibile alla metropoli dei vivi. (1810 circa,  penna e acquerello, cm 39,5 x 50, Musée Carnavalet - Histoire de Paris).  Par arrêté du 21 ventôse an IX (12 mars 1801), le préfet de la Seine ordonna que trois enclos de cimetière seraient établis hors de la ville de Paris. L’interdiction d’inhumer dans les églises fut renouvelée en 1804. La même année, la Ville acquit l’ancienne maison de campagne des jésuites, connue sous le nom du Père de La Chaise, le confesseur de Louis XIV, pour y établir un des cimetières prévus. L’architecte Brongniart, chargé de sa réalisation, donna un projet de cimetière-jardin doté de fabriques qui ne fut que partiellement réalisé. Réputé pour la beauté de son environnement,  le cimetière de l’Est ou du Père-Lachaise passa de 17 hectares à l’origine à 44 hectares en 1850.  

Nel secondo decennio del Cinquecento, Raffaello eresse la tomba di Agostino Chigi (Roma, Chiesa di Santa Maria del Popolo) in forma piramidale, riallacciando autorevolmente  l’antica tradizione alla storia dell’arte moderna. 

Nel 1780 a Maupertuis, Alexandre-Théodore Brongniart (1739-1813), allievo di Boullée e di Blondel, si unisce al progettista di giardini Thomas Blaikie, scozzese , per studiare un “Elysée”  per Anne-Pierre , marchese di Montesquiou-Fézensac, e insieme un cenotafio all’Ammiraglio Gaspard de Coligny, martire protestante che perse la vita nel 1572 durante il massacro di San Bartolomeo. L’artista francese Claude-Louis Chatelet nel 1785 dipinge la Veduta del parco e del castello di Maupertuis (olio su tela, cm 115 x 88) ponendo in primo piano la relativa piramide.  Blache M.G. Linden, The French cult of Ancestors and the birth of Père Lachaise in Silent city on a hill. Picturesque landscape of memory and Boston’s Mount Auburn Cemetery,  2007, p. 61. 


Intorno agli stessi anni è Hubert Robert (1733-1808), parimenti francese, a dipingere la stessa piramide da un’altra angolazione, immergendola in un’atmosfera più evocativa e archeologizzante. Il verde cupo degli alberi incornicia la struttura costruita volutamente “in rovina” come fosse davvero antica. (© Bayerische Staatsgemäldesammlungen Munich, photo: Nicole Wilhelms). 

Che il tema della piramide affascinasse da tempo Hubert Robert lo dimostrano alcune tele dove il pittore, pur non essendo mai stato in Egitto, si sforza di immaginare le colossali strutture di Giza nel loro contesto originario, apportando anche elementi ad esse estranei (come nel caso di Fantaisie Egyptienne, del 1760, opera comparsa nel 1999 in asta presso Christie’s, riprodotta qui a destra)


Dopo la Rivoluzione la piramide viene letta anche come rifugio durante le difficoltà di un popolo, e in altri casi come espressione dell’amonia sociale e della stabilità politica ripristinate (o meglio, “restaurate” ) dopo il 1814. Il progetto di monumento riparatorio a Luigi XVI in Place de la Concorde (a Parigi) o il monumento ai monarchi sul Pincio (a Roma). 
L’architetto olandese Abraham van der Hart (Amsterdam, 1727 – 1820) partecipò al concorso per la realizzazione di un monumento in onore a Napoleone sul Moncenisio.  Egli non fu comunque il solo architetto che propose una struttura piramidale, come dimostra il progetto di Giannantonio Selva, ma di certo il più singolare, per aver innestato un peristilio di gusto greco-romano al centro di uno dei lati della struttura, struttura che vede all’interno l’impiego di archi gotici.   (fig. A pianta e spaccato dell'interno; fig. B, l'esterno)

AB

Già tomba dei faraoni, la piramide torna ad esserlo anche dei sovrani europei. 
Nell’architettura contemporanea la piramide non cessa di fornire ispirazione, sia sotto il profilo simbolico che formale. Dalla Transamerica Pyramid di San Francisco, dell’architetto William Pereira (alla cui realizzazione nel 1972 occorsero 32.000.000 dollari, figura A), si passa alla Pyramide du Louvre  la quale, commissionata da Fraçois Mitterand nel 1984 all’architetto giapponese I.M. Pei, venne terminata nel 1989 (figura B).
(fig. A)
Alta 20,6 metri e formata da una base quadrata di 35 metri di lato, è realizzata da una struttura metallica che unisce tra loro ben 603 rombi di vetro, ed assolve alla funzione di accesso al Musée du Louvre per migliaia di visitatori. Qui si riporta anche uno schema che mette in confronto le altezze delle più importanti strutture piramidali esistenti. (fig. C)
 (fig. B)
 (fig. C)

La più recente pare essere quella, della Peace Pyramid, progettata da Norman Foster in Kazakhistan e terminata nel 2006. Lo scopo di questo edificio è quello di ospitare il triennale incontro dei leaders delle varie religioni, ponendosi al contempo come esempio del progresso di quel Paese.

Altri esempi dell'impiego della piramide
 1
fig. 1- Mirabeau sur son lit de mort, s'occupe dans ses derniers moments du bonheur de ses concitoyens, : la France qui le soutient déplore la perte de ce grand homme. La pyramide symbole de l'immortalité sur laquelle est attaché un médaillon, où doit être posé son portrait, la liberté s'empresse de receuillir ses oeuvres qu'elle dépose sur l'autel de la patrie : dans le fond le temple des grands hommes ; et la constitution elevée sur une colonne.
2
fig.2- Chiaramente ispirata alla tomba di Agostino Chigi di Raffaello ma interpretandola secondo policromie barocche, è il monumento funebre di Catharina Opalinska, moglie di Stanislav Leszczynsky, Granduca di Lorena, opera Nicolas Sébastien Adam (Nancy, 1705-1778) eretta nella chiesa di Notre-Dame-de-Bon-Secours a Nancy nel 1749). Si tratta di una delle più commoventi e significative opere funerarie del XVIII secolo in Francia.








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